Vsevolod Vjačeslavovič Ivanov

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Vsevolod Vjačeslavovič Ivanov

Vsevolod Vjačeslavovič Ivanov (in russo Все́волод Вячесла́вович Ива́нов?; Lebjaž'e, 12 febbraio 1895, 24 febbraio del calendario giuliano[1] – Mosca, 15 agosto 1963) è stato uno scrittore e giornalista russo.

Biografia

Dopo una giovinezza trascorsa come combattente per l'Esercito Rosso, venne spronato da Gor'kij a dedicarsi alla letteratura e ad entrare a far parte del gruppo dei Fratelli di Serapione, guidati da Zamjatin.[2]

Diede alle stampe opere come Partigiani (1922), Il treno blindato n. 14-69 (1922), Il ritorno di Buddha (1923), Mistero dei misteri (1927), Incontri con Gorkij (1947).

I suoi primi lavori si caratterizzarono per uno stile realistico naturalistico e per la descrizione della campagna e della guerra civile in Siberia e in Mongolia, raccontate in base all'esperienza personale dell'autore.

Il racconto Il treno blindato n. 14-69 divenne anche un dramma di grande successo del Teatro d'arte di Mosca.[2]

Nel romanzo Il ritorno di Buddha Ivanov si distinse per la profonde descrizioni degli usi e dei costumi mongoli.

Con il racconto Mistero dei misteri Ivanov si avvicinò al realismo psicologico, impregnato di elementi spirituali.

Scrisse a quattro mani con Viktor Šklovskij il romanzo di fantascienza Iprite (1925).

Ivanov si mise in luce anche come giornalista, soprattutto con articoli riguardanti Balzac, France, il teatro e Gor'kij.[2]

Note

  1. ^ Nelle zone appartenute all'Impero russo il calendario gregoriano venne introdotto il 14 febbraio 1918.
  2. ^ a b c Le Muse, vol. 6, Novara, De Agostini, 1965, p. 218.

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