Giuseppe Montani

Giuseppe Montani (Cremona, 1786 – Firenze, 19 febbraio 1833) è stato un saggista, critico letterario, editore, religioso e traduttore italiano, ricordato soprattutto per essere stato uno dei più costanti collaboratori dell'Antologia di Vieusseux.

Biografia

Nato in una famiglia borghese di Cremona (suo padre Lorenzo era ingegnere), frequentò a Cremona il ginnasio dei Chierici regolari di San Paolo (Barnabiti)[1]; il 26 aprile 1804 entrò nell'ordine dei Barnabiti e fu destinato all'insegnamento di Belle lettere dapprima a Pavia (1806) e, dal 1807, a Lodi[2]. Dopo la soppressione delle congregazioni ecclesiastiche nel Regno napoleonico[3] divenne prete secolare fino al 1819 quando lasciò definitivamente l'abito talare[4], si avvicinò ai cenacoli progressisti e patriottici degli intellettuali lombardi che gravitavano attorno al Conciliatore finendo perfino agli arresti nel 1823; tutto ciò determinò anche la rottura dei rapporti con i suoi familiari e l'inizio di gravi ristrettezze economiche[5]. Nel frattempo aveva iniziato l'attività letteraria pubblicando racconti morali, con una raccolta di venti Racconti per la gioventù pubblicata anonima a Lodi nel 1814, e liriche d’occasione[2]. Le sue composizioni successive, per esempio I fiori o le canzoni ispirate alla Venere Italica di Canova ottennero elogi dai contemporanei[6].

Nel marzo del 1824, grazie all'interessamento del Vieusseux, Montani ottenne un salvacondotto e si trasferì a Firenze, dove divenne uno dei più importanti collaboratori dell'Antologia. Montani deve la sua fama a questa collaborazione, più che ai versi giovanili[7]. Nel periodo di dieci anni Montani firmò sull'Antologia (con la sigla "M.") oltre cinquecento articoli di economia, statistica, storia, diritto, scienze naturali, teatro e letteratura; strinse rapporti con importanti intellettuali (per es., Gino Capponi, Pietro Colletta, Giuseppe Poerio, Francesco Forti, Niccolò Tommaseo); assunse spesso le vesti di critico militante e fu fra i primi a capire la grandezza di Giacomo Leopardi e l'importanza de I promessi sposi[2]. Dopo la morte, fu seppellito nella Basilica di Santa Croce. Riassumerà Angelo De Gubernatis: «Pochi uomini furono amati in vita quanto Giuseppe Montani; pochi, furono, dopo la morte, più presto e più indegnamente di lui dimenticati»[8].

Opere (selezione)

  • Nelle nozze di Giuseppina Rovida con Alessandro Imbrici Visconti, Milano, Pietro Agnelli, 1810 (Google libri)
  • Venere italica, Milano, Giacomo Pirola, 1817 (Google libri)
  • I fiori, Lodi, G.B. Orcesi, 1817 (Milano, Giacomo Pirola, 1817) (Google libri)
  • Viaggio nelle mie saccocce, Milano, Tipografia e libreria Manini, 1823 (Google libri)
  • Giuseppe Montani, Scritti letterari, a cura di Angiola Ferraris, collana Piccola biblioteca Einaudi ; 386, Torino, G. Einaudi, 1980, ISBN 88-06-24307-1.

Traduzioni

Note

Bibliografia

  • William Spaggiari, MONTANI, Giuseppe, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 75, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011.
  • Atto Vannucci, Memorie della vita e degli scritti di Giuseppe Montani, Corrispondenza di Giuseppe Montani, Capolago, Tipografia e libreria elvetica, 1843. (Google libri)
  • Galileo Agnoli, Il centenario della morte di Giuseppe Montani, in Nuova Antologia, vol. 366, n. 1462, Roma, Accademia d'Italia, 16 febbraio 1933, pp. 635-41.
  • Alessandra Biancalani, La poesia di Giuseppe Montani tra arte e botanica (PDF), in Antologia Vieusseux, n. 61, gennaio-aprile 2015, pp. 5-28. URL consultato il 14 aprile 2020.
  • Angelo De Gubernatis, Giuseppe Montani, il Cireneo della vecchia "Antologia" studiato sopra il suo carteggio inedito, in Nuova Antologia, XXII (seconda serie), XIV, Firenze, 15 luglio 1880, pp. 193-223.

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